Perchè una Federazione di aikido?
Perchè si assiste sempre più alla voglia di sperimentare, studiare e praticare forme e “stili” di aikido diversi senza essere “scomunicati” dalla propria associazione o dallo shiahan che la rappresenta.
La Federazione Italiana Aikido nasce con il preciso intento di riconoscere, tutelare ed assistere tutte quelle associazioni aikidoistiche libere di scegliere il proprio indirizzo tecnico e la propria formazione.
Ad esempio la F.G.C.I. Federazione Italiana Gioco calcio riunisce, regola e tutela tutte le squadre di calcio italiane e ognuna ha un allenatore che imposta un certo tipo di allenamento, una tattica ed un modulo diverso dalle altre squadre.

A quale shihan fa riferimento la FITA?
Nessuno shihan, nessun obbligo di partecipare a stages, nessuna imposizione di forme tecniche e di stili ma solo il rispetto dei principi morali ed etici insiti nell’aikido.
Ogni insegnante (come ogni allenatore di calcio) è l’unico responsabile della propria e della formazione dei propri allievi.

Un’associazione che segue Iwam ryu o il Ki aikido può iscriversi ed essere riconosciuta?
Certamente.

Perchè mai dovrebbero coesistere associazioni di stili e concezioni cosi diverse come l’Iwama ryu, il Ki aikido o l’indirizzo Aikikai?
Perchè tutte praticano AIKIDO, la differenza sta solo nella formazione e nel percorso della base ma l’obbiettivo è identico per tutti e tutte le associazioni.
Immaginiamo per un attimo che invece di un campionato di calcio ne esistessero vari: quello che raggruppa solo squadre che praticano il 4-4-2, un altro quelle che attuano il 3-4-3, un altro ancora il 5-4-1 ecc…

Ma questa diversità non potrebbe creare solo confusione?
La paura delle diversità è la paura verso noi stessi, o parti di noi stessi. Individuare il “diverso” aiuta l’individuo fragile, ad avere un punto per ergersi al di sopra dell’altro. Il senso di superiorità che ne deriva, nasce dall’esigenza di un’autostima a buon mercato, e da questa scaturisce il concetto di pregiudizio,che non è altro che una difesa dell’io dalla paura che qualcosa che possa cambiare il proprio modo di essere.
Ai = armonia, quindi armonia anche nella diversità che è confronto, arricchimento, aggregazione, sviluppo di nuove idee, crescita!

Ma quindi non esiste un programma base di esame?
La Fita propone un programma di riferimento, ma ogni insegnante, ogni associazione che fa parte della Fita può presentare il proprio programma d’esame purchè si rispettino il numero minimo di tecniche per ogni esame.

Cosa offre Fita in più rispetto alle altre Associazioni.
- La tutela e il riconoscimento della propria ricerca formativa e della propria identità tecnica.
- Il riconoscimento dell’esperienza e della maturità didattica. Indipendentemente dal grado è ovvio che c’è una differenza tra un insegnante con una esperienza di tre anni ed un altro di quindici.
- Il riconoscimento come esaminatore maturata proporzionalmente al numero di anni di insegnamento.
- L’egida, pubblicità e quant’altro nell’organizzare stage con insegnanti o shihan anche di altre associazioni o di altri stili.

Come è organizzata la Fita a livello di struttura?
Nella Federazione Italiana Aikido non esistono ruoli di comando. Nessuno ha la possibilità o i mezzi istituzionali per prevaricare o curare i propri interessi. Esistono solo figure e ruoli di coordinamento. Il presidente è solo il garante del rispetto dello statuto e del regolamento. Non esiste un responsabile tecnico ma solo un “Coordinatore tecnico nazionale” che coordina il flusso degli stages, i programmi tecnici che confluiscono, le date di esami dan ecc.. tutto come da regolamento. Molti…moltissimi oneri e pochi onori.

Chi riconosce i gradi kyu e dan?
L’insegnante che ha seguito e formato l’allievo in quanto è l’unico responsabile della validità del percorso dell’allievo. Il valore di un insegnante si quantizza dalla preparazione dei suoi allievi e non dalla sua capacità di fare il giocoliere sul tatami.

Un insegnante 3° dan ad esempio può esaminare e riconoscere un 2°dan?
Il 3° dan sancisce il raggiungimento di un livello tecnico e non una preparazione didattica o la capacità di giudizio di un esaminatore.
La Fita ha voluto distinguere, sancire e riconoscere tre percorsi: quello tecnico, quello didattico e quello di esaminatore.
Quello tecnico è il percorso convenzionale che si fa una in tutte le associazione.
Quello didattico è dato dall’esperienza maturata dall’insegnante negli anni. Dopo ogni tre anni di insegnamento (con un minimo di cinque allievi) all’insegnante viene riconosciuto un livello di insegnamento. Ad esempio dopo sei anni di insegnamento, (si inizia ad insegnare con il 1°livello) si ottiene il 3° livello, dopo nove anni il 4° e cosi via.
Quello di esaminatore segue coerentemente la maturità didattica di un insegnante per cui ad esempio dopo dodici anni di insegnamento continuativi può rilasciare gradi fino al terzo dan.

Un esaminatore Fita può fare esaminare allievi di un altro insegnante?
Per poter esaminare allievi di un altra associazione bisogna conseguire la qualifica di “Esaminatore federale”. Per ottenerla bisogna frequentare due master nei quali, simulando prove di esami, si illustrano quali sono gli elementi che, a prescindere dalla forma tecnica, concorrono alla validità di un esame.

Ma è ovvio che l’”ikkyo” eseguito dal candidato sarà sicuramente diverso dall’”ikkyo” praticato e insegnato dall’esaminatore federale. Quindi quali sono gli elementi di giudizio?
Qualsiasi “ikkyo” eseguito in “controanca” o con il “passo avanti”, le “braccia distese o piegate” se non rispetta il principio dell’integrità di tori e di ukè è un ikkyo marzialmente ed eticamente sbagliato è questo è solo uno dei tanti elementi sui quali giudicare un candidato.

Quindi la forma tecnica non conta?
La forma è l’espressione di un idea aikidoistica e deve essere coerente con tutte le forme tecniche usate durante un esame. Ma se durante l’esecuzione, tori può essere colpito da ukè, oppure tori forza le articolazioni di ukè è chiaro che la forma tecnica presenta delle lacune.